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Segreti affidati alle deboli pareti dell’io

Quella mattina l’aveva pregata di tacere: senza il silenzio, infatti, la sua vita sarebbe diventata l’alimento di molesti avventori, l’unica arnia intorno alla quale molti cervelli avrebbero ronzato. Quel giorno, tra odori e sapori, la primavera saltellava sui sensi.
Avevano appuntamento al solito caffè, dove il mare invadeva gli occhi fino al punto di liberare farfalle nell’anima: il loro dolcissimo svolazzare aveva portato Magda a parlare a Simona, l’amica di sempre, della sua relazione con un uomo sposato. Il cappuccino fumava ancora caldo e schiumoso, quando, al suono della sensazionale notizia, Simona aveva fatto ricadere la tazza sul piattino, riversandone il contenuto. Un brivido l’aveva scossa, mentre Magda iniziava a raccontare, per filo e per segno, ogni passo della sua storia, non senza calde raccomandazioni sull’assoluta importanza del patto di silenzio che ora sigillava con lei. Man mano che il racconto completava la trama, Simona aveva sentito una specie di corpo estraneo entrarle dentro. Per tutto il tempo, si erano scambiate le gioie e le promesse di una salda complicità, poi, all’incrocio della piazza, si erano separate con lo sguardo splendente di una vita nuova: per Magda vissuta in prima persona, mentre per Simona gustata di riflesso. I giorni erano trascorsi scambiandosi altre notizie: grazie a quella fragranza assaporata in compagnia, Magda sentiva di dare ancora più corpo alla sua storia. Erano ormai alle soglie dell’estate e Simona notava una luce sottile, ma intensa, sulla pelle dell’amica. Ogni volta, dopo i loro incontri, appena rientrata in casa, sfidava, allo specchio, la propria immagine annerita, invece, da una sorta di malumore. Poi, la cosa si aggravò quando non fu solo lei a notare quella luce dorata sul volto di Magda, quando altre voci si accavallarono l’una sull’altra per un incrocio sonoro che diventava sempre più insopportabile. Quel segreto, divenuto il più grosso e subdolo roditore della propria vita, era, ormai, l’onnipresente fantasma della sua solitudine. Pensò e ripensò sul modo di uscire da quella prostrazione, finché non decise di non andare più all’appuntamento con l’amica. Ora Magda guardava il mare da sola, chiedendosi il motivo di quella ostinata assenza: fu una ricerca davvero estenuante finché, portata da un’onda più alta, ella non captò la risposta come un radar che segnala la presenza di uno scoglio dalla punta minacciosa, eretta fuori dall’acqua, contro il sangue del cuore di Simona. “Anch’io, forse, non vorrei vivere di riflesso”, pensò, “Anche se, in fondo, è molto scomodo sentirsi così incatenati l’uno all’altro”. Poi, un’onda più calma chiuse questo pensiero come una palpebra, lasciandola con gli occhi chiusi sulla sua, intima e sotterranea storia: “È giusto così”, mormorò una luce interiore, “Silenzio, vuole silenzio!”.