Skip to content

Una vita al sapor di cioccolato

Roma – Ciack si scrive – 17/02/2006

Seduta sul letto, scarta lentamente un vassoio pieno di cioccolatini. Una voce la chiama: “Sara, sbrigati!”, ma l’attrazione è più forte di quella voce…
Si rianima, prende il vassoio e lo ripone nello scaffale. Si dirige verso la porta, ma, scoprendo due macchie di cioccolato sulla gonna, torna indietro: è un vero disastro! Corre in bagno, inumidisce un asciugamano e comincia a picchiettare il tessuto. Si rallegra: tutto sembra a posto, va allo specchio e mima il sorriso adatto a una sposa, ma dalle labbra l’odore del cioccolato le trapassa le narici, un vento fresco ed eccitante la spinge ancora verso quel paradiso al cioccolato; lo tira giù: la sensazione, confusa tra odore e sapore, è più intensa che mai… addenta un altro cioccolatino, mentre guarda il padre giù nel cortile; egli le appare come una didascalia impressa su un prototipo: alta borghesia, portamento elegante, convinzioni assolute, alito inodore, molto poco al cioccolato. Si lecca le labbra.
Apre la finestra per gridargli con dolcezza: “Papi, scusa, un attimo e sono da te!”. “È da tuo marito che devi andare! Sbrigati!”. Ella gli sorride annuendo, ma qualcosa le ronza sospeso a mezz’aria: si tratta, forse, di un pericoloso piacere. Afferra un altro cioccolatino.
Ritorna alla finestra: “ Che bell’uomo!” pensa, notando dettagli sui quali è sempre scivolata, compressa da un pudore necessario al suo rango, dove le tante parole scambiate per anni non sono state altro che rigidi segni, utili a non alterare l’iter “diritto” della famiglia Perelli.
Ora, sente una specie di vibrazione in tutto il corpo, si avvicina al vassoio e ingerisce tre cioccolatini uno dopo l’altro, le papille si dilatano e la mente si espande. Va allo specchio, i suoi occhi cadono sul vestito macchiato, lo fissa in un corpo a corpo, mentre due lacrime salate scendono sulle labbra al cioccolato, a dirle che quel vestito bianco è figlio dell’iter “diritto” della famiglia Perelli e che fra poco dovrà essere lei a rispondere alla domanda: “Vuoi tu? Sara…”, a denti stretti ripete: “Tu!”.
D’improvviso le frasi del padre le tornano alla mente una dopo l’altra, con ritmo lento, ma scandito: “Sei fidanzata ormai da sei anni e ne hai ventisette…” e il primo bottone del corpetto è slacciato. “È ora di prendere una decisione…” e lo è anche il secondo. “Nella vita il tempo passa senza chiederci scusa…” e il corpetto viene sfilato. “ Hai l’età giusta per fare di figli!” e la gonna è a terra…
Sara guarda quell’anello bianco e molle ai suoi piedi, lo scavalca e poi si gira, mentre, da pura esteta, ne ammira quel cerchio vuoto che risalta sull’antica maiolica picchiettata di blu.