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Quando la mente non vuole tacere

È l’alba: davanti a sé una distesa d’acqua ancora leggermente scura, un grigio indefinito verso l’azzurro pieno del giorno. Oggi si è svegliato col cervello in movimento, con i pensieri che mimano quei piccoli vortici marini sotto il suo balcone sul mare. Ma, ancora più sotto, da una larga cavità della mente, sente uscire parole in sequenza e gli sembra, persino, che alcune abbiano molto senso, messe insieme per delle rivelazioni storiche. È come se, da dentro, il suo cervello voglia proiettarsi fuori, ma, una volta immesso all’esterno, venga bloccato da una barriera che lo fa diventare più debole, sfrangiato, come quelle piccole creste bianche che vede sull’acqua.
Dopo molti sforzi, in un tam tam che gli sprigiona dubbi di ogni tipo, comprende: è la realtà, che in questo farraginoso momento storico, pieno di tutto e del suo contrario, gli erge un muro per poter capire ciò che sta realmente accadendo: sembra un nemico arrivato al suo cospetto dopo aver studiato una salda strategia, mimetizzato dalle cose di tutti i giorni, dalla routine che lui ben conosce. Egli è un essere umano con un’intelligenza media, eppure si sente trattato dal sistema da perfetto idiota, distratto nelle sue capacità di intendimento, per ridurle al punto di evitare che diano fastidio al procedere distorto di un’esistenza stabilita non si sa bene da chi. Si tratta del monopolio e della gestione delle menti. Che fare? Questo è oggi il suo improrogabile quesito, quello che lo ha svegliato con il cervello in onde nere. Forse, per prima cosa, deve smettere di essere frullato, come in una centrifuga, da desideri effimeri, che non sono altro che bisogni indotti da un lavaggio del cervello su esigenze minime e di così poco ampio respiro. Già, forse è da qui che deve ricominciare, da una specie di tabula rasa su bisogni inesistenti e che ha creduto fino a questo momento essere i suoi. Entra in casa, si guarda intorno: nella sua grande stanza da letto, ogni angolo è coperto da oggetti, giornali gettati alla rinfusa, apparecchi e aggeggi di ogni forma e dimensione dove per camminare c’è solo una striscia zigzagante di pavimento. Fa un giro per tutta la casa: è la stessa storia anche nelle altre stanze piene di una specie di orgia inanimata di ninnoli, che lo assale nel soggiorno, sui mobili e sugli scaffali; nella cucina e nel bagno, prodotti sparsi ovunque, flaconi iniziati e mai finiti: “Che ciarpame!”. Si ferma, guarda e riguarda ed ecco che il suo cervello, ancora attivo come poche ore prima, gli detta una frase emblematica: “Questa non è la mia, questa è una vita rubata!”. Con un sol colpo la mente ha tracciato le stimmate, ha dato la sintesi di tutto. E chi se non lei avrebbe mai potuto farlo con tanta limpidezza? Ora, gli resta un solo dovere: salvarla.