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In attesa di un taxi col cuore ingolfato

Roma – Ciack si scrive – 25/08/2006

Quante volte aveva sentito quella frase dopo aver digitato il numero di un radio taxi! Ma non aveva mai pensato che, un giorno, tali parole si sarebbero ripresentate all’improvviso nel suo cervello tra una lacrima è un ironico e amaro sorriso… quel giorno sentiva dentro una specie di serpentello che si agitava in cerca di un posto dove mimetizzarsi, per lavorare indisturbato contro la sua volontà. Lei tentava di ricacciarlo con la mente, pensando ad altro, mentre il disco le ripeteva quella frase, esasperandola con la remota possibilità di riuscire a trovare un taxi.
La città era ingolfata, proprio come si sentiva lei… riagganciò e bastò quel gesto secco sull’apparecchio perché una serie di altre frasi ricordate, che nulla avevano a che vedere con la ricerca di un taxi, si impossessassero prepotenti del suo cervello, portandola, dritta come un siluro, al pensiero di lui.
Ormai, spesso accadeva loro di imbattersi in un dialogo, senza via d’uscita, fatto di parole che, appena fuori dalla bocca, assumevano la stessa rigidità di quelle registrate dal disco del radiotaxi. “Guarda che io, finora non ho mai avuto una storia extraconiugale che durasse tanto!” diceva lui per convincerla del grande amore che provava per lei. “E allora che si fa?”, ella rispondeva sgranando gli occhi contro quell’azzurro intenso dei suoi. “Allora…allora chi sà, tutto può succedere…”, egli replicava.
Gli anni passavano, mentre lei, per non “ perdere, appunto, la priorità acquisita”, rispetto alle altre sue storie extraconiugali, attendeva che “quel tutto può succedere” la portasse lontano da quell’ingorgo di vita in cui si era impiastricciata con lui. Tante volte era rimasta in attesa di un taxi ed era stata costretta a riagganciare, ma mai prima di oggi quel gesto l’aveva messa in diretta comunicazione con la loro storia: quelle parole del disco, le erano tornate indietro a sconquassarle l’anima. Ora su quel muro vedeva tracciata una strada interrotta: non le restava che andare a piedi.
Uscì di casa sbattendo la porta, scese velocemente le scale e si trovò avvolta da un leggero scirocco, una brezza costante che, in punta di piedi ma senza indugio, la fece riflettere con ironia su quali strane associazioni poteva fare un’anima in pena. Pianse, sorrise e rise nello spazio di un secondo, poi, come in uno spot, si vide alzare un braccio e far cenno a un taxi aggiungendo alle parole del disco: “l’importante è riprovarci sempre, prima o poi riuscirò ad andare dove devo!”… E così, bloccata nella visione pubblicitaria che aveva costruito di se stessa, ogni umorale sentimento sparì in una realtà che non le apparteneva più.
Avevate mai pensato che un sistema così disorganizzato, in città sovraffollate, potesse nascondere nel suo seno effetti terapeutici? Lei no.