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E le stelle stanno (ancora) a guardare

Roma – Ciack si scrive – 10/03/2006

La notte è limpida: tante stelle sospese in disegni intrecciati. Per coloro che guardano, niente è di più gloriosamente “altro” rispetto alla vita di sempre. Piccole dune, spennellate dalla notte, sono le colline intorno. Tra esse, un casale, una splendida scatola di pietra grezza con dentro ogni ben di Dio di cose e persone. È la fine di un anno, il 2004, e l’inizio di un altro: pur nei festeggiamenti, un triste sfondo gioca a palla col proprio io, lanciato in altri pensieri, ma con addosso un’ombra nello sguardo verso la luce delle stelle.
A lei tutto sembra sospeso. È una degli ospiti ma è come se guardasse quel casale dall’esterno, poiché guarda dall’esterno anche se stessa: lo osserva dal viale d’accesso, mentre si guarda dal viale dell’anima per avere, in prospettiva, la stessa simmetria delle colline circostanti.
Che cambio di colori! Il caleiodoscopio annienta le concitate voci dell’interno e avvolge l’umano, sorridendo a tanta vana agitazione: coordinare, sistemare, prendere, spostare; uomini e donne in movimento… Fuori, i cipressi mandano strali di pace.
Anche “ l’apparire”, verbo effimero in un crescendo epidemico, ha la sua grande parte nel copione della socialità: va curato l’aspetto, la parola, l’atteggiamento brioso, ma il carattere di ognuno, a tratti, emerge in piccole frazioni di abbandono della guardia: il velo cade e svela, senza che l’interessato se ne accorga; ne nasce una specie di quadro naif con una superficie a macchie chiare e scure. In tutti, poi, c’è un pensiero, il pensiero di un cataclisma “epocale”, come ripetono i telegiornali dalle bocche di destra e di sinistra, come se solo davanti alle stragi spariscano le correnti politiche. Le vittime dello tsounami, di pochi giorni prima, si stagliano sugli ospiti sbilanciati che vogliono vedere, capire, sapere, affidare a qualcuno la risposta di questa tragedia, ma, come di consueto, i servizi televisivi riportano gli eventi e nessun sospetto sul fatto che la strage, forse, avrebbe potuto essere di dimensioni inferiori se… Lei pensa di esprimere il suo pensiero, ma poi guarda gli ospiti che le sembrano “ospiti” anche della vita, inconsapevoli persino della propria esistenza e allora crede di non avere il diritto d’irrompere dentro il loro gracile io, pur solo accennando a un’ambigua volontà di “pochi” nel lasciare accadere ciò che possa, nella totale incertezza della catastrofe, mettere in moto un piano economico gigantesco, dove solo quelli che detengono il “controllo” potranno accumulare ricchezza e potere. No, non può parlare: il pubblico non è pronto per simili dichiarazioni, ha bisogno ancora di credere che questo, ormai caracollante, sistema non sia arrivato al punto di beffarsi perfino della morte.