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Luna Park

Premio "Il Nuovo Fata Morgana" 2004

Raccolta di racconti brevi
Pubblicato:
2002, 2017

Luna Park è un testo che nasce dall’osservazione della realtà quotidiana, dall’incontro dell’immaginario dello scrittore con la realtà che lo circonda. L’indagine narrativo-psicologica è affidata principalmente all’ironia che funge da lente d’ingrandimento del nostro io. La psiche è sede di desideri, pulsioni e sogni che messi in contatto con la barriera della realtà generano piccole o grandi patologie, ma lei c’è e si fa sentire e il rimandarla giù è un espediente che può solo rinviare l’apparire del problema. Si difende da una specie di sabotaggio, mantenendo una propria autonomia, parla un idioma specifico, generando campanelli d’allarme che vogliono avere la volontà di svegliare l’individuo per aprire una strada diversa da percorrere, quella in sintonia con i suoi desideri e i suoi sogni, con la vera natura della sua psiche, della sua anima. Il nostro bene più prezioso ci scappa di mano, facendoci creare identità che non corrispondono a quella reale e che coprono la nostra paura di andare a stanare quella vera. Eppure in un angolo del subconscio l’uomo sente che il portarla a galla  potrebbe aprirgli le porte per recuperare una specie di pace perduta, ma il viaggio a cavallo tra l’essere e l’apparire, tra ciò che è interiore ed esteriore gli risulta estremamente faticoso. Il potere dell’immagine da cui viene bombardato da ogni angolo, lo risucchia in una preoccupazione scandita da azioni ripetitive per mostrarlo in modo indefettibile agli altri e non per aprire il varco alla domanda: “Cosa voglio io per me stesso?”

Dicono di questo romanzo

Barbara Leone, “L’ Avanti”, luglio 2002

La vita delle donne? Un luna park

L’universo femminile al centro degli emozionanti racconti di Francesca Sifola

Al di là del sole, laddove si dispiega l’universo infinito, esiste un mondo dove nascono i sogni. Nel suo lacrimato esilio a Soci sul Mar Nero, il poeta Ovidio immaginò che le fantasie degli uomini si generassero in una grotta dove tra lo stormire delle fronde e il mormorio dei ruscelli, la natura pacificata elaborasse esaltanti creazioni. In questo mondo che corrisponde a quello stato che Benedetto Croce definiva “di interpretazione lirica della realtà” nascono le creazioni letterarie degli scrittori. Non il reale e nemmeno l’immaginario ma qualcosa che parte dalla realtà, si trasfigura e la trasfigura fino a giungere in un territorio che appartiene soltanto alla creativita. Francesca Sifola, che nei giorni scorsi ha dato alle stampe un libro di racconti intitolato “Luna Park” appartiene solo in parte al mondo ultraterreno immaginato da Ovidio.

Pubblicato da “L’Autore Libri di Firenze”, il volume della giovane scrittrice napoletana s’apparenta molto alla trasfigurazione letteraria della realtà ipotizzata da Croce. Nel suo libro, sono 25 racconti brevi, è sorprendente la maestria con cui l’autrice entra nel mondo delle donne. È dunque un libro al femminile? Certamente e con qualche piccola eccezione. Ma non è un quaderno di doglianze né di rivendicazioni bensì un sottile raggio laser che penetra in un universo ancora, e per molti aspetti, oscuro, inesplorato e misterioso. Sono cambiate le donne? La domanda è così banale che serve solo da espediente retorico per avviare la discussione. Giornali, riviste illustrate di tendenze diverse, radio del bla-bla e televisioni togate o commerciali si sforzano quasi di mostrarci una donna sciolta, disinibita, diversa, ahi quanto!, dalle nostre mamme e dalle nostre nonne. Per converso non si fa che parlare della crisi degli uomini. I valori maschili – si dice – sono svaniti o sbiaditi e comunque sovrastati da valori femminili che hanno finito per imporsi e diventare prevalenti. Fin qui il discorso di principio che, banale come il nostro interrogativo, non può essere che falso e retorico. Come diceva il signore di Donnafugata (ovvero il Gattopardo di Tomasi di Lampedusa), tutto deve cambiare perché nulla cambi e nella sostanza nulla o poco e nulla è cambiato nell’universo femminile. Le donne non si lasciano ingannare e il libro di Francesca Sifola lo dimostra in abbondanza. La scrittrice va sotto la scorza delle apparenze, i fianchi fasciati di Veronica, l’apparente spavalda sicurezza di Rosalinda, per scoprire che esiste un “odore dei sogni sui volti delle donne”. E siamo tornati a Ovidio. Le donne sanno, ci dice l’autrice attraverso le vicende delle sue eroine, le donne sanno di essere donne, ne hanno la consapevolezza, hanno la fermezza sensuale dell’appartenenza, il primigenio carattere del femminino. Le donne possono essere anche dietro il successo di un uomo, e va bene, ma da ieri le donne il successo, l’avventura, la consapevolezza del brivido vogliono sperimentarle da sole senza l’ausilio di nessuno. Non vi fidate delle apparenze, non date ascolto – ci dice con i suoi racconti la Sifola – a quell’apparente incertezza delle donne. Le donne sono incerte solo quando devono scegliere e scegliere sta nella natura delle donne. Ma quando sono folgorate dall’intuizione le donne non esitano, vanno diritte allo scopo e colpiscono l’obiettivo senza aver nulla da invidiare agli uomini. Ma il libro della scrittrice napoletana si addentra anche nello sconsolato mondo della solitudine femminile che è ben più arida e triste di quella maschile perché fatta di mille rimorsi, cento esitazioni e chissa quanti rimpianti. In questo senso il racconto delle due sorelle sole di ascendenza semitica è davvero tra le cose migliori del libro. Le due vecchie stanno insieme e temono di essere d’ombra l’una all’altra, si cercano ma in fondo si detestano e un mondo gretto e grigio viene descritto in maniera esemplare. Un pezzo da antologia. Ma le donne, ci dice Francesca Sifola, appaiono anche arroganti, sfacciate, mascoline e detestabili. Se ne rendono conto e perché lo fanno? Lo fanno perché sono la scia di coda del vecchio mondo al femminile, non sono l’avanguardia del nuovo che avanza, come si diceva qualche anno fa. Non pensate che arroganti lo siano davvero.
Dietro un desiderio d’amore non appagato c’è una ricerca di qualcosa che non si sa definire e che non arriva, ci sono insomma le donne di sempre come era Madame Bovary. E a ben vedere di bovarismo si tratta non di consapevolezza perché molto diverso è l’atteggiamento delle donne che questo stadio hanno raggiunto e che sono in grado di coniugare valori femminili (la grazia, la dolcezza, lo stralunamento, i sogni) con il grado di avanzamento raggiunto nella società di oggi.
Noi, come donne, siamo grate a Francesca Sifola che ci ha regalato questo straordinario “breviario” della donna moderna e dei valori antichi delle femmine. Le siamo grate come lettrici per la spigliatezza, la facilità di scrittura le evocazioni che ci regala e le siamo grate come donne perché ci consente di aprire finalmente un discorso serio e non convenzionale sull’universo “con le gonne”. Ma ancora una cosa vorremmo aggiungere e si tratta di un consiglio. Libri come questo devono essere diffusi e pubblicizzati non solo fra le donne (che sanno più di quanto spesso non dicano) ma specialmente fra gli uomini che guardano i giornali, vedono la tv e si immaginano le dorme siano tutte come “quelle quattro sgallettate” che spesso compaiono in video. Ragazzi, le donne sono altra cosa, più complessa e più difficile e per questo consigliamo anche e soprattutto a voi il libro di Francesca. Portatelo con voi sotto l’ombrellone quest’estate, siamo certe che vi sarà molto utile!

 

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Sogno

Storia di Maria Adelaide Piscitelli

Premio "Antonio De Curtis Totò" 2009

Premio "Emily Dickinson" 2005

Premio "L'Albatros" 2004

Romanzo (terza edizione)
Pubblicato:
2004, 2008, 20189
Pagine:
200, Brossura

Il testo si muove lambendo vari generi letterari: il romanzo storico, la cronaca familiare, il racconto di formazione. E ciò dal momento che la vicenda di Maria Adelaide, ma anche di sua sorella Wanda e della loro madre Dora, s’incunea perfettamente in quella ben più ampia del momento storico che sono chiamate a vivere. Periodo segnato dalla guerra, e incorniciato dallo scenario prezioso e forte di una Napoli assai presente nel testo. A cominciare dai luoghi, dai nomi, passando attraverso le atmosfere, sino ai personaggi e ad alcuni piccoli riti tutti “nostrani”. Ma quello che più colpisce è la graduale scoperta della femminilità da parte della protagonista. Lungo quest’itinerario intimo e personale, al centro di una società chiaramente connotata e nel solco di un’antica tradizione familiare, l’autrice scorta il lettore, dopo averlo preso per mano con la delicatezza di una scrittura piana e schietta. Uno stile capace di rendere scorci pittorici della città, il clima storico-sociale e, impresa forse anche più ardua, di scogliere la complessità e la profondità delle dinamiche interiori femminili. Di una femminilità che s’apre ora alla vita adulta, alla conoscenza della fisicità, dei sentimenti più maturi e dell’eros.

Sogno

Storia di Maria Adelaide Piscitelli

Premio "Antonio De Curtis Totò" 2009

Premio "Emily Dickinson" 2005

Premio "L'Albatros" 2004

Romanzo (terza edizione)
Pubblicato:
2004, 2008, 20189
Pagine:
200, Brossura

Il testo si muove lambendo vari generi letterari: il romanzo storico, la cronaca familiare, il racconto di formazione. E ciò dal momento che la vicenda di Maria Adelaide, ma anche di sua sorella Wanda e della loro madre Dora, s’incunea perfettamente in quella ben più ampia del momento storico che sono chiamate a vivere. Periodo segnato dalla guerra, e incorniciato dallo scenario prezioso e forte di una Napoli assai presente nel testo. A cominciare dai luoghi, dai nomi, passando attraverso le atmosfere, sino ai personaggi e ad alcuni piccoli riti tutti “nostrani”. Ma quello che più colpisce è la graduale scoperta della femminilità da parte della protagonista. Lungo quest’itinerario intimo e personale, al centro di una società chiaramente connotata e nel solco di un’antica tradizione familiare, l’autrice scorta il lettore, dopo averlo preso per mano con la delicatezza di una scrittura piana e schietta. Uno stile capace di rendere scorci pittorici della città, il clima storico-sociale e, impresa forse anche più ardua, di scogliere la complessità e la profondità delle dinamiche interiori femminili. Di una femminilità che s’apre ora alla vita adulta, alla conoscenza della fisicità, dei sentimenti più maturi e dell’eros.